Leggere stralci di un recente passato fa sempre un certo effetto. All'inizio si è mossi solo da curiosità, voglia di evadere da un presente che talvolta ci opprime. L'atto di frugare tra ricordi non lontani ci dà quella giusta dose di malinconia, che non assale, non intristisce, come se una parte di noi fosse ancora legata alla folle convinzione di appartenere a quella nostra realtà che in varie forme ci accingiamo a contemplare. Ci lasciamo trasportare dal piacere donato da un sorriso nostalgico, proteggere da momenti "sicuri", favole scritte di cui già conosciamo il finale. Sensazione meravigliosa ma che, a mio avviso, deve essere limitata entro certi termini. Operazione difficilissima, che richiede una sconfinata forza di volontà che, per definizione, chi si rifugia nel ricordo non possiede. Nel momento in cui ci si chiude in se stessi, ecco che le capacità volitive vengono risucchiate dall'inconscio e vestite di dolci, passate felicità. La mente, illusa e ipnotizzata al tempo stesso, si crogiola nell'idea che quel momento non finirà, che è più comodo e meno doloroso lasciarsi annegare in ciò che è stato, senza riguardo verso ciò che deve ancora essere in quanto difficile, non prevedibile nelle sue sfaccettature più indesiderate che contribuiscono a rendere il tutto un buco nero, profondo, estremamente incerto.
Ed è così che la negazione della realtà ti porta a non vedere cosa si cela sotto quella effimera veste illusoria che copre e ripara il ricordo fresco, vissuto da poco. Si è talmente accecati, talmente presi dalla voglia di rivivere tutti e subito gli istanti che l'hanno composto che non ci si rende conto di quanto l'aver appena lasciato la realtà sia estremamente doloroso, di quanto la consapevolezza di non poterla riafferrare sia tremendamente frustrante.
Inizia ad avanzare il desiderio di tornare indietro, subito, ad ogni costo. Perché è così, te ne rendi conto dopo poco: il piacere, i sorrisi generati dal puro ricordo non bastano più. Come assuefatto da una potente droga, all'improvviso, ne vuoi ancora. Non basta viverlo nella mente. Devi sentire con le tue orecchie, vedere con i tuoi occhi, toccare, sentire il calore della pelle, il gelo della neve, la delicatezza della guancia di un bambino. Devi poter urlare ciò che provi, sentire il sapore di un bacio, respirare il profumo del mare. Tutto uguale, tutto come quella prima volta che ti è rimasta nel cuore. E che vuoi rivivere.
Ma il dolore provocato dal non poter esaudire il tuo desiderio, poco a poco, ti sfinisce. Sai che devi uscire. Spogliare il ricordo dalle illusioni, una volta per tutte.
Lo fai, a malincuore. Ti convinci che è giunta l'ora di disintossicarsi dalla passata felicità.
Ma tanto, lo sai. Prima o poi ci ricadi. E' più forte di te.
Il piacere vissuto mentre stai precipitando... ti ripaga di tutto.