giovedì 27 settembre 2012

Polvere


Vuoto.

Lo sento, intorno a me, tra le fredde mura di una stanza. La mia stanza.
Appoggio lo scatolo per terra, mi avvicino allo scaffale posto sopra il mio letto. Sfilo piano i quaderni, impilati disordinatamente tra un foglio e l'altro. Dovrei buttarli, tanto ormai non mi servono più.

Non ce la faccio.

La mia più grande malattia, è quella di non riuscire a buttare nulla. So che non è normale, so che non dovrei... eppure è più forte di me. Anche solo sfiorando la superficie di un libro, un foglio, un oggetto, si materializzano di fronte a me immagini passate, nitidissime. Le sento, le posso quasi toccare.
Tutto ciò che è entrato in mio possesso, ormai fa parte di me. Liberandomene, sarebbe come privarsi di un ricordo.

Non voglio dimenticare.

Cadono per terra delle foto. Sento un'improvvisa stretta alla gola nel vedere situazioni passate, che non torneranno. Distolgo lo sguardo, respiro profondamente. Poi le riguardo.

Incredibile.

La foto è l'immagine che racchiude in sè la pura essenza del ricordo. Quegli sguardi, quei sorrisi... Rivivo per un'attimo l'emozione di quello scatto. La faccio mia, la sento mia. Il calore di quegli abbracci, l'allegria di un momento.

Ritorno alla realtà.
Appoggio con cautela quei ricordi nel buio di una scatola di cartone.

Sorrido. Basterà uno sguardo.

Lo sento.

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4 commenti:

  1. Eppure a volte è vivificante lasciare andare...
    Ciao
    Carola

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    1. Ciao Carola,
      ciò che dici non è sbagliato, anzi. Nessuno vuole portare con sè ricordi che magari ci hanno ferito, ci hanno fatto soffrire. Io però - purtroppo..! - sono fatta così.
      Lo ammetto... forse ho paura di dimenticare. Ho paura che la vita scorra, passami l'espressione, "senza il mio permesso". E siccome purtroppo non possiamo tornare indietro, neanche volendo, spero sempre che ci sia qualcosa che mi riporti in un tempo passato attraverso proustiane "intermittenze del cuore".

      Tu hai perfettamente ragione... dovrei lasciar andare qualcosa, per liberarmi. Ma è più forte di me. Chissà che qualcuno me lo insegni, un giorno..!
      Grazie del commento. Un bacio.
      Anna

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  2. Ciao, il mio non era un incitamento a farlo ma solo la testimonianza della mia esperienza, ogni cosa a suo tempo quando arriverà il tuo lo farai, quando girando per casa e aprendo l'armadio ti accorgerai che nulla più ti assomiglia verrà naturale, prima di buttare oggetti,lettere...il cambiamento avvviene dentro di noi inutile e improducente farlo se non spontaneo,e poi ci sono cose che restano, non ci abbandonerrano mai ed è bene che sia cosi,come l'amore e gli insegnamenti di persone care,ci guidano, vanno tenuti stretti ma non troppo, il passato è un qualcosa che si proietta anche in avanti,non è sempre e solo un replay.
    Dentro di noi attraverso le nostre emozioni, odori,colori,il profumo delle stagioni possiamo muoverci nel tempo, ma va capito quando è il momento di lasciare andare, ciò che si lascia non è meno bello del futuro e il futuro non è meno entusiasmante del passato.
    Comunque il tempo non esiste è solo un unico tempo della tua vita, ma ogni cosa a suo tempo.

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    1. Sono d'accordo con te, Carola. Il presente, come il futuro, sono un prodotto del nostro passato... La mia è forse una reazione a questa consapevolezza. Il non buttare nulla è inconscia conseguenza di un gran desiderio di non voler dimenticare. Se siamo, è solo perché siamo stati.
      Comprendo che la vita non può essere un continuo annegare nel ricordo... Eppure ho questa affascinante, quanto letale, tendenza. Ma, come hai detto giustamente tu, ogni cosa a suo tempo.
      Grazie
      Anna

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