Salgo a fatica la scala a chiocciola, ripida, stretta. E' in legno, una di quelle scale lavorate antiche, bellissime quanto scomode. Mi faccio strada fra la polvere, cerco di abituare la mia vista al buio improvviso. Perché non hanno pensato di mettere una luce?
Salgo l'ultimo gradino. Una porta chiusa, anch'essa di legno, mi divide dall'ignoto.
Mi faccio coraggio. Appoggio la mano tremante sulla maniglia d'ottone, fredda, impolverata. Speriamo non sia chiusa...
L'abbasso. Spingo piano, la mia forza accompagnata da un fastidioso cigolio.
Il cuore batte un po' più forte. Ci siamo.
Entro.
La sensazione è la stessa di quando ho fatto snorkeling a Cozumel, per la prima volta. Batticuore, lunghi respiri per cercare di prendere coraggio. Non sapere cosa mi aspettava sotto quella sottile linea di confine tra il cielo e il mare.
Ma quando i miei occhi si tuffarono dentro quella distesa di acqua e sale... tutto cambiò, come per magia. Un mondo incredibile, meravigliosamente inesplorato si era materializzato davanti a me. Un mondo che non avevo mai avuto l'opportunità di conoscere, e che allora mi stava accogliendo tra le sue braccia rassicuranti.
Oggi, la stessa sensazione.
Un debolissimo fascio di luce si fa strada tra le imposte mal chiuse di una piccola finestra. Granelli di polvere danzano a mezz'aria, donando la materia ad un impercettibile raggio di sole.
Trattengo il respiro.
Una stanza enorme. Sulla sinistra, giocattoli di ogni genere sono disordinatamente riposti in una scatola di cartone. Ne riconosco qualcuno... ma sì, il banchetto su cui ho imparato a scrivere il mio nome.
Ora è lì, a terra. La polvere, la sua compagna più fidata.
In fondo, un mobile grande ospita svariati pastori e decorazioni di Natale fatte a mano. A destra scatole, libri, foto.
Deglutisco. Vorrei accendere la luce, rovistare tra tutti quei ricordi, trovare i miei e adottare quelli dei miei genitori. Mi trattengo.
Sono salita fin qui su per mettere in ordine. Tra poco arriverà papà. Me l'ha chiesto così tante volte...
Faccio un passo indietro, allungo il braccio verso la maniglia. La afferro, la tiro verso di me.
Non ci riesco. Violerei qualcosa di sacro.
Non posso. Non ora.
Sarà per la prossima volta... promesso.