mercoledì 11 marzo 2015

Soundtrack

Fino a non molto tempo fa, non vedevo troppo di buon occhio chi nei mezzi pubblici o per la strada si ostina a sentire la musica con le cuffie. 

Li vedevo lì, immersi nel loro mondo di note e parole, guardare il vuoto o la luce di uno schermo. Completamente isolati, come a ribadire l'importanza del rimanere saldamente ancorati ad un personalissimo microcosmo di pensieri. 

Non capivo la necessità del tenere costantemente una musica nelle orecchie, a qualsiasi ora del giorno e della sera. La paura di un approccio indesiderato è del tutto infondata: nessuno, in strada o nei mezzi pubblici, rivolge la parola a nessuno, neanche in caso di necessità. Mai. Piuttosto preferiscono scaricare la batteria del loro smartphone in cerca di una soluzione alternativa. Ma il contatto con l'altro, ancor più se estraneo, è fuori discussione.

Poi una volta, per curiosità o per noia, non ricordo, provai.

E capii.

La musica può isolare, è vero. Ma può anche far sentire saldamente ancorati alla realtà che scorre davanti ai nostri occhi.
Seduta sul sedile di un autobus, in piedi su un marciapiede, mi sento in perfetta sintonia con ciò che provo. I pensieri fluiscono veloci, le idee si presentano più chiare, le emozioni vengono amplificate. 

Sento di avere una mia colonna sonora portatile. Mi sento in una scena di un film, mi sembra di vedere la macchina da presa che inquadra il mio volto al di fuori del finestrino, col riflesso degli alberi e delle macchine che passano veloci. 

È vero, sono in una bolla.
Ma è trasparente. E fluttua nella realtà mia e degli altri, in un mondo dentro e fuori di me, accompagnata da una melodia che sento, e che inevitabilmente porto dentro.


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