giovedì 20 marzo 2014

Limbo

Più passa il tempo, e più mi rendo conto che la scrittura colma momenti di vuoto interminabile. C'è silenzio, qui. Posso sentire il rumore del tempo che scorre.
Mi sento in una bolla. Instabile, fragilissima. Sento dentro di me un'inspiegabile euforia, smorzata in maniera violenta da un'entità che nemmeno io sono in grado di poter definire. È come se mi stessi per lanciare nel vuoto, volessi realmente lanciarmi, ma qualcuno mi tiene per il colletto della maglia.

Desidero che il tempo passi in fretta, forse per la prima volta. Vorrei che arrivasse presto stasera, per poter fare ciò che di più monotono e istituzionalizzato c'è nella mia vita: cena, film, letto. Eppure tutto ciò si scontra profondamente con la mia volontà di lanciarmi. Forse è questa malsana esigenza che mi tiene per il colletto e mi impedisce di cadere, là, dove nessuno mi può vedere, dove nessuno mi può sentire né contraddire. Là, dove posso essere me stessa.

Mi sento in un Limbo.
Forse, è solo paura.

venerdì 7 marzo 2014

Il naufragio

Capitano dei giorni in cui la voglia di compiangersi prevale sulla voglia di rialzarsi. Si resta in pigiama fino a tardi, si mangiano ingenti quantità di nutella e altri svariati tipi di zucchero (onestamente, devo ancora capirne il motivo) e la distrazione più comoda rimane un letto disfatto e le mirabolanti avventure dell'ancor più triste popolo di facebook. Bello, complimenti a me.

Una piccola parte della coscienza, prima di affogare miseramente nel cibo in maniera definitiva, continua a lanciare deboli flash di obiettivi precedentemente posti. Immagini di sogni, di speranze, di vita desiderata ma non ancora cercata. Dovrebbe essere di sprono, forse? Dovrebbe forse convincermi ad alzarmi dal letto, guardarmi allo specchio, darmi uno schiaffo forte in pieno viso e ricominciare da capo? In teoria, sì. In pratica, facilita l'altra parte di me nel suo lungo e proficuo lavoro di affossamento dell'autostima. Eh sì, inutile prendersi in giro. Il letto è più comodo di un tapis roulant, il pianto è più facile di un "mi metto in gioco". E il tempo passa, senza darti un'altra occasione, senza prometterti che i tuoi 20 anni dureranno in eterno, ma facendotelo credere con singolare maestria. Lascia da soli.

Trovare la forza è difficile. Bisogna scavare a fondo, aggirare quella barriere mentali che da anni fanno sprofondare nella comodità di un "non ci riesco". Pensare che, prima o poi, i risultati arriveranno, ma non arriveranno mai da soli.

Che fregatura, eh?

martedì 4 marzo 2014

Gabriella

È incredibile come facebook possa essere così finto e reale al tempo stesso. Passiamo ore delle nostre giornate davanti ad uno schermo bianco, nella speranza di sentirci migliori di quello che siamo o, semplicemente, solo un po' diversi. Una vetrina che cattura insicuri, frustrati, malati di solitudine.

Eppure, accade.

In quel mondo così ovattato, filtrato dalla lente di una realtà irreale, cercata e mai raggiunta, in quella stessa teca di incertezze, qualcosa rompe il vetro che separa la realtà "guardata" dalla realtà vera. È come se si venisse scaraventati giù dal letto proprio durante uno dei nostri sogni più belli.  Qualcosa ci mette di fronte ad una verità che fa parte "di quell'altro mondo", quello che siamo costretti ad affrontare al di fuori di uno schermo.

L'altra sera, mi è successo.

Io non ti conoscevo, inutile negarlo. I giorni alle elementari, così lontani, opachi, non li posso considerare. Sarebbe superficiale.
Ricordo bene il tuo sorriso, quella tua "maturità" che, forse, mi faceva un po' paura. Ricordo che eri forte. Che piacevi a tutti. In quella tua risata, ora mi è più chiaro, si capiva quanto amassi la vita, quanto la volessi tenere stretta a te.

Andarsene, a ventun'anni. Il solo pensiero mi fa tremare il cuore.

Non posso sapere cosa hai passato. Cosa hai provato in questi giorni, cosa hai visto in quegli ultimi istanti. So solo che, per affrontarlo, ci vuole tanto coraggio.
Non ti sei arresa, ne sono certa. Hai abbracciato ciò che il Signore aveva in serbo per te.

Io credo che alcune persone non siano solo "di passaggio" in questa vita. In fondo, un po' tutti non lo siamo, però è il primo pensiero che la rabbia e la frustrazione producono dopo eventi come questi. "Signore, perché?", ci chiediamo. "Che senso ha avuto nascere, crescere, studiare, innamorarsi, piangere? Siamo solo pedine di un gioco che non possiamo controllare e da cui non usciremo mai, realmente, vincitori?".

La mia risposta è no.

Io credo che si nasce con uno scopo, sempre. E lo scopo non è necessariamente quello di realizzare se stessi.
Le ho viste le reazioni dei tuoi amici, su facebook. Ho visto quanto fossi amata. In fondo, un po' della loro vita è cambiata grazie a te. E non nella tristezza, non nel dolore... Tu hai lasciato un segno.

Non sei stata di passaggio. La tua vita ha cambiato quella di molte persone, anche semplicemente il loro modo di vedere, affrontare, vivere la morte... e non solo.

Ora sei un angelo. Ma secondo me, in fondo, lo sei sempre stata.
E io, nel mio piccolo, voglio ricordarti così.






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