venerdì 7 marzo 2014

Il naufragio

Capitano dei giorni in cui la voglia di compiangersi prevale sulla voglia di rialzarsi. Si resta in pigiama fino a tardi, si mangiano ingenti quantità di nutella e altri svariati tipi di zucchero (onestamente, devo ancora capirne il motivo) e la distrazione più comoda rimane un letto disfatto e le mirabolanti avventure dell'ancor più triste popolo di facebook. Bello, complimenti a me.

Una piccola parte della coscienza, prima di affogare miseramente nel cibo in maniera definitiva, continua a lanciare deboli flash di obiettivi precedentemente posti. Immagini di sogni, di speranze, di vita desiderata ma non ancora cercata. Dovrebbe essere di sprono, forse? Dovrebbe forse convincermi ad alzarmi dal letto, guardarmi allo specchio, darmi uno schiaffo forte in pieno viso e ricominciare da capo? In teoria, sì. In pratica, facilita l'altra parte di me nel suo lungo e proficuo lavoro di affossamento dell'autostima. Eh sì, inutile prendersi in giro. Il letto è più comodo di un tapis roulant, il pianto è più facile di un "mi metto in gioco". E il tempo passa, senza darti un'altra occasione, senza prometterti che i tuoi 20 anni dureranno in eterno, ma facendotelo credere con singolare maestria. Lascia da soli.

Trovare la forza è difficile. Bisogna scavare a fondo, aggirare quella barriere mentali che da anni fanno sprofondare nella comodità di un "non ci riesco". Pensare che, prima o poi, i risultati arriveranno, ma non arriveranno mai da soli.

Che fregatura, eh?

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