sabato 15 febbraio 2014

Fame di luce

La luce di una luna bianco latte penetra dolcemente i vetri della mia finestra. Credo di non averla mai vista così grande, tonda. Catalizza la mia attenzione, quasi mi invitasse ad uscire fuori.

Non fa freddo. L'aria è fresca, mi avvolge. Il parco su cui sporgo è avvolto da una tenebra insolita, attenuata dalla luce intensa di quel faro circolare.
La luna è avvolta da una poesia singolare, tutta sua. Diversamente dal sole, lei si fa guardare negli occhi. 

Mi incanto. Sento un brivido freddo risalire lungo tutta la schiena, preda di un vento che si ribella ai tentativi della natura di ricreare un clima più estivo. Forse dovrei rientrare. Forse è un avvertimento. Forse è una sfida a rimanere.

Nessuna nuvola. Non ho mai visto Roma così. Un tappeto di stelle incornicia quello scorcio di città.

Respiro. Sento il profumo della notte impadronirsi dei miei sensi. Indescrivibile.
Strano. Ogni volta che sento quel profumo, ogni volta che vengo rapita dal richiamo della notte, sento che qualcosa accadrà. O forse, semplicemente lo spero.
È una sensazione immediata. Parte dalla pancia, per poi risalire la schiena, le spalle, il collo. Immagini di estati passate in barca a guardare le stelle, ricordi di notti infinite avvolte da felice solitudine, di insolita speranza, di sogni che si devono avverare per forza perché, solitamente, lo status di "sogni" a loro non viene concesso.

È in questi momenti che mi viene voglia di afferrare la vita a due mani, di urlarle di non scappare via da me, di chiederle perché mi sta facendo aspettare tanto.

Io so che ci Sei. Lo sento. Eppure, a volte, non lo sento abbastanza.

Il cielo, con le sue stelle, ha deciso di mettersi a nudo per quello che è. La luna, senza veli, concede la sua luce a chi di luce non ne ha più.

Vorrei farlo anche io. O almeno, averne l'occasione.

Vorrei nutrirmi del mio passato e sbirciare il mio futuro, almeno per un istante. 
Potrei finalmente confidare alla luna, alle stelle, a questa notte purtroppo non infinita, la fondatezza delle mie speranze.

Di quella luce, finalmente, potrei goderne anche io.

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