Penso che alcune cose non le vivrò mai, perché semplicemente non sono destinata a viverle: in quella foto, in quel quadro, io non ci sono. Non c'entro.
Naturalmente non parlo dello "straordinario", dell'incredibilmente bello o incredibilmente brutto. Non ci vuole un genio per immaginare che le probabilità di organizzare un viaggio sulla luna insieme ai nostri cari siano veramente scarse... Ammetto tuttavia che se per l'incredibilmente bello vi è una quasi assoluta certezza della sua peculiare irrealizzabilità, per "l'incredibilmente brutto" la certezza si tramuta in speranza, perché nessuno, e dico nessuno, è esente dalle disgrazie di questa vita. Si può solo avere fede... E sperare.
Io però mi sento esclusa da altro. Da eventi che genericamente appaiono "ordinari" ma che per me, evidentemente, non lo sono. Ma perché la vita ci fa stare tanto male per la mancanza di ciò che, invece, ne dovrebbe naturalmente fare parte? Qual è il senso di un'esclusione tanto brutale, di quel muro che mi separa da un mondo che ancora non conosco, da persone che forse mai conoscerò?
Mi sento dentro una bolla con una parete a specchio. Vedo la vita, le persone, i loro amori, le loro "normalità" che scorrono davanti ai miei occhi. A volte sento un profumo, a volte mi sembra quasi che qualcuno si sia accorto della mia presenza al di là di quella fortezza che li riflette e mi imprigiona.
Ma poi quel qualcuno si gira.
Quel profumo svanisce.
Ennesima illusione. L'ennesimo assaggio di ciò che non sarà mai mio.
L'ennesima, sbiadita fotografia, di cui faccio parte solo per metà.
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