Mio papà qualche giorno fa mi ha definito come "la persona più incostante che io conosca" (parole sue).
Come dargli torto?
Ero arrivata a scrivere almeno 3/4 post a settimana di media e poi, d'improvviso, ho smesso. Colpa della Pasqua, mi verrebbe da dire. Eh già, perché quando sei con le persone care i pensieri negativi, quelli che fanno star male, che affollano la testa e annebbiano la razionale visione delle cose, improvvisamente, svaniscono.
Forse non si ha tempo di lasciarli entrare.
Forse, semplicemente, il tuo inconscio ti fa notare quanto piccole fossero le case nere che ti eri costruito e in cui, quotidianamente, passavi le giornate con le tapparelle abbassate.
Potrei dare la colpa della mia assenza al fatto che ho preso davvero di rado l'autobus, la mia prima fonte di ispirazione per pensieri profondi e mediocri, la mia vera finestra sul mondo, il palco sopra il quale il mio cervello amava esibirsi in lunghe quanto (forse) inutili elucubrazioni.
Ho smesso, a poco a poco, di andare all'università tutti i giorni. Ci vado solo quando serve. E allora perché prendere l'autobus? E, dunque, perché scrivere?
La verità è che, in questo periodo, non ne ho sentito il bisogno. Ero ok. Non vedevo né tutto nero né tutto bianco. Semplicemente un grigio pallido, con qualche spruzzata sporadica di nero ma anche, perché no, qualche chiazza di bianco.
Ero ok.
Ma ora sono tornata. Non mi sento giù, lo giuro. Forse è la mia coscienza che mi ha detto di tornare. Forse il mio subconscio. Forse è la necessità.
Eppure sono qui.
Spero solo sia un buon segno.